Il termine "rivoluzione" non corrisponde a "chiedere benefici fiscali ed economici per la propria categoria".
Sono una studentessa di giurisprudenza al termine del mio percorso universitario, mantenuta dai miei genitori fino ad oggi e chissà per quanto altro tempo ancora, dato che per legge non potrò entrare nel mondo del lavoro se non prima di aver fatto due anni di pratica (non retribuita, naturalmente) o di scuola di specializzazione (questa invece pagata da me). Uso il motorino per andare all'università, pago il carburante come tutti; ho visto aumentare di 1000 euro (non c'è uno zero in più, vi assicuro) le mie tasse universitarie per avere gli stessi -scarsi- servizi di prima. Ho creduto nella lotta armata e nella rivoluzione per il benessere della collettività fino all'età di 12 anni, quando approfondendo gli studi e acuendo la mia debole capacità di analisi ho notato il nesso che esiste tra la disperazione del "popolo" e l'instaurazione dei regimi autoritari; ho quindi rivolto il mio interesse e riposto le mie speranze nel sistema democratico, che è quello adottato attualmente dalla maggioranza dei paesi occidentali. Funziona così: ti chiamano alle urne, tu esprimi la tua preferenza, chi ha più voti vince e governa. I membri della comunità non sono "sudditi", come si autodefiniscono i signori dei forconi, perchè hanno scelto i loro governanti; i "politici ladroni" ci saranno pure, ma sicuramente non sono stati votati da me nè da molti altri che adesso non appoggiano questo revanscismo popolare, e non mi è chiaro il motivo per cui preferiscano occupare i caselli o via Etnea invece di far visita a loro.
Non ho più termini da mettere tra virgolette, perché sono riuscita a sopportare solo i primi 30 secondi del comizio dell'uomo che brandiva il forcone. Vorrei dire a tutti questi signori che probabilmente bloccando le strade e costringendo a chiudere negozi e uffici otterrano le monetine che vogliono, ma se continuano a credere al primo demagogo che si parerà loro d'avanti promettendo mari e monti, o a vendere il loro voto al migliore offerente, tra pochi anni si ritroveranno nella stessa situazione; la democrazia non è un sistema perfetto, ma è finora il migliore che esista, e il comportarsi da sudditi rende sudditi. A tutti quelli che, come me, sperano di cambiare le cose impegnandosi in una dialettica continua, che abbia ad oggetto non solo i propri interessi personali ma quelli di tutti, per migliorare le condizioni di vita anche di chi oggi li manda a quel paese, dico: "crisi" deriva dal greco "crino", che significa "separare, decidere". Quale momento migliore di questo per provare a cambiare qualcosa?
approvo, da economista per fare l'esame di stato servono 3 anni di lavoro non retribuito e spesso senza nemmeno rimborso spese :(
RispondiEliminaVedo che condividiamo nolto. Del resto Alessandro Manna ha amici fichissimi.
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